La pizza è sicuramente tra i piatti più conosciuti e amati al mondo praticamente da ogni classe sociale, da bambini, adulti ed anziani.
Un vero e proprio amore che può essere riassunto anche in alcuni numeri che testimoniano la grandezza di un fenomeno che con il passare del tempo non accenna a diminuire, tutt’altro.
Prendiamo spunto dal nostro paese, luogo d’origine della pizza “moderna”. Ogni giorno in Italia vengono sfornate 5 milioni di pizze.
Se moltiplichiamo questo valore per i giorni presenti in un anno ci rendiamo conto come annualmente solo in Italia si sfornino un miliardo e mezzo di pizze!
Un amore per essere tale passa anche attraverso termini, parole, locuzioni. “Pizza” è la parola italiana più conosciuta all’estero.
Supera di gran lunga cappuccino, spaghetti e per fortuna mafia. E diventerà ancora più diffusa a seguito del riconoscimento dell’arte del pizzaiolo napoletano come Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità UNESCO.
Un amore antico e che è mutato nel corso degli anni. Furono infatti i saraceni a portare le pozze in provincia di Napoli. Pizze che venivano preparate con farina di farro, che più tardi venne sostituita con il grano e poi iniziò ad essere condita con olio e aglio. All’indomani della scoperta dell’America arrivò anche il pomodoro.
La pizza più antica è la marinara, anche perché preparata con ingredienti semplici, che potevano essere reperiti velocemente: pomodoro, aglio, origano, olio extravergine d’oliva. Assunse questo nome perché era il piatto che mangiavano i pescatori una volta tornati in porto.
Nel 1830, invece, nasce la regina delle pizze: la “Margherita”. Venne ideata da Raffaele Esposito e da sua moglie Maria Giovanna Brandi in onore della regina Margherita. Ne preparò tre varianti, di cui una in omaggio ai colori della bandiera italiana, con il rosso del basilico, il bianco della mozzarella e il rosso del pomodoro.
La prima pizzeria vera e propria è invece “Port’Alba”, aperta a Napoli nel 1738. Venne pensata per servire gli ambulanti che giravano per la città. Meno di un secolo dopo assunse un aspetto “moderno e tradizionale” dotandosi anche di tavoli.